Profumi di vita nella miseria di Bombay

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Ultimo aggiornamento: venerdì, 13 Agosto, 21

Era la primavera del 1980, non ero mai stato a Bombay ed il primo viaggio in quella città lontana m’incuriosiva.

Partii da Fiumicino nel primo pomeriggio; dopo varie ore di volo finalmente l’aereo iniziò, nel buio più assoluto, la sua discesa verso Bombay. Man mano che l’aereo scendeva, una strana atmosfera s’impossessò di tutta la cabina. Si stava, infatti, diffondendo nell’aria un odore intenso, diverso, un qualcosa che non avevo mai sentito prima di allora.

Dopo l’atterraggio, all’apertura delle porte, l’aria carica d’umidità e di quel forte odore già percepito in volo, invase prepotentemente tutta la cabina dell’aereo avvolgendo e penetrando ogni cosa: era così che Bombay dava il benvenuto ai suoi visitatori!

Nell’aerostazione trovai una situazione surreale. Code interminabili ai varchi doganali dove ufficiali scrupolosissimi aprivano e controllavano ogni cosa. Valige, pacchi, borse ed indumenti erano minuziosamente ispezionati. In alcuni casi rimuovevano persino il turbante ai passeggeri Sikh per verificare che non nascondessero qualcosa tra la loro folta capigliatura. Il disordine e la sporcizia regnavano sovrani in tutta l’area. Valige e scatoloni, diligentemente legati con lo spago dai loro proprietari, “esplodevano” sotto le mani esperte dei doganieri per riversare il loro contenuto sui sudici banchi.

Dopo innumerevoli formalità burocratiche ottenni finalmente l’autorizzazione all’ingresso: il viaggio alla scoperta di Bombay era finalmente iniziato!

Davanti all’aeroporto si accalcavano centinaia di persone mal vestite e maleodoranti; innumerevoli taxi erano pronti ad accogliere i passeggeri ma . . . . . . c’era qualcosa di strano!
Sembrava di essere tornati indietro nel tempo.
Quasi tutti i taxi erano infatti delle malandate Fiat 1100 oppure delle Ape (si, proprio i vecchi furgoncini a tre ruote della Piaggio che circolavano da noi negli anni ’60).

Andando verso l’albergo rimasi incredulo nel vedere che centinaia di migliaia di persone vivevano per le strade di Bombay. I più fortunati dormivano in baracche cadenti costruite con vecchie lamiere e teli di plastica recuperati chissà dove. Per i più poveri la vita praticamente si svolgeva intorno ai canali delle fogne che all’epoca erano ancora a cielo aperto.
Era normale osservare le donne lavare i miseri indumenti con l’acqua di quei canali ed a pochi metri altre persone che, nella stessa acqua, facevano i loro bisogni corporali.

L’aria che si respirava era pesante ed impregnata di profumi intensi. Mi accorsi che con il passare del tempo penetravano nei miei abiti, mi stavano entrando dentro . . . . . praticamente si impossessavano di me.

Nell’ora che il taxi impiegò per arrivare in albergo rimasi stupito e sconvolto: vedevo rapidamente passare davanti ai miei occhi, come in un film, scene di vita incredibili ed inimmaginabili! Ma dove ero capitato: ero sicuramente a Bombay, ma quello che vedevo era la realtà oppure un sogno?

Ad ogni semaforo c’erano decine di mendicanti storpi o lebbrosi che allungavano i loro arti martoriati per chiedere una Rupia. Poveri disgraziati ridotti pelle ed ossa tiravano come bestie degli enormi carretti carichi all’inverosimile. Le auto circolavano a fari spenti per strade malamente illuminate da fiochi lampioni. Sui marciapiedi dormivano tra i rifiuti migliaia d’esseri umani. I bambini, vestiti di stracci e malnutriti, si aggiravano con aria stanca alla ricerca di qualcosa nell’indifferenza generale. Sentivo addosso i loro sguardi anche se riuscivo a malapena ad intravedere quegli occhi nerissimi e tristi che imploravano aiuto.

Che sensazioni forti, quanti pensieri mi sono passati per la mente! Mi chiesi: ma Dio esiste? Se esiste, perchè permette che succeda tutto questo?

Sconvolto da quanto avevo visto arrivai al Taj Mahal Hotel e fu come passare in un attimo dall’Inferno al Paradiso. Proprio così: fuori c’era l’Inferno . . . . . e dentro il Paradiso se questo può essere rappresentato dal lusso, l’opulenza, l’agiatezza ed il comfort.

Solo una cosa non era cambiata: l’aria.
Quel profumo intenso, particolare e così diverso non era sconfitto neanche dal potente impianto di condizionamento e continuava ad avvolgermi.

Vinto dalla stanchezza e dalle forti emozioni mi addormentai respirando l’aria profumata di Bombay.

Una strada di Bombay

Foto di Laertes scattata nel 2008 che ritrae una strada di Mumbay (così si chiama oggi Bombay)

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Questo mio vecchio scritto era pubblicato in un sito che oggi non c’è più; la storia del “recupero” l’ho raccontata qui Il recupero degli scritti


Recentemente ho recuperato alcune foto che feci durante la prima sosta a Bombay nel dicembre del 1980 Bombay

Tutte le foto sono disponibili su Flickr, anche per il download  😉


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